mercoledì 6 gennaio 2016

Genesi di una minimalista 2

Solo dopo averne letto in altri blog e pagine, ho scoperto l'acqua calda.

Siamo in tanti e tutti con lo stesso dolore.
La morte di un nonno, di un genitore, di una prozia quando si è adulti non significa più solo lutto e vuoto.

Ho perso persone care da bambina e adolescente e per anni ho vissuto con la tristezza di non aver potuto conservare nulla di loro, perché erano stati gli adulti a decidere per me.
Poi di nuovo tre perdite in tre anni, ma da adulta e dopo lo shock e il dolore, ecco lo shock del dover svuotare case.

Quanti di voi si sono trovati a dover decidere cosa farne di oggetti che costruivano l'identità di un padre, di un nonno, di una sorella?

La prima volta che mi è successo giravo per quella casa e piangevo toccando i soprammobili, sorridevo trovando foto, mi meravigliavo scoprendo nell'armadio dei vestiti mai visti.

Non tutti i parenti sono uguali, c'è chi vuole svuotare e buttare via tutto e subito, c'è chi non toccherebbe nulla.
La prima volta per me parenti locuste si sono scagliati sul campo dei ricordi sparpagliandoli, alla ricerca di cosa? Oro? Preziosi? Non gli importava nulla del suo cappello, di quelle foto, di un maglione.
Era tutto uguale per loro e sarebbe finito tutto nei cassonetti se li avessimo lasciati fare.

E ho cominciato a pensare a quando, da quella generazione che comprava cose belle e le teneva, e le aggiustava, e le adattava, ricordava, amava, a quando eravamo arrivati a noi, gli usa-e-getta accumulatori.

In quella casa c'erano decenni di vita e bisognava selezionare, separare, mettere in sacchi, buttare, regalare, trovare spazio altrove.

Ho pianto pensando a quante cose sarebbero finite buttate perché gli altri non avevano la pazienza di pensare, non voleva perdere due minuti a riflettere, ho pianto per la mancanza di rispetto verso chi quegli oggetti li aveva comprati, verso il lavoro di chi li aveva prodotti, verso quelli che ne avrebbero potuto avere bisogno.

Lì mi è scattata una sorta di paura, del dover ripetere questo martirio più e più volte, dell'accumulo esponenziale che ne deriva, del tempo perso a organizzare, trovare spazio, decidere.

Io non vorrei lasciare una tale eredità ad altri che come me non vogliono comprare per comprare e buttare per buttare.

Io da quel momento in poi voglio che le cose di mia proprietà siano gestibili, da me, se volessi andarmene, dagli altri, se dovessi andarmene.

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