È da un po' che rifletto sul tema dei vestiti che non metto più.
Li scambio, li regalo, ma ce ne sono alcuni che sono davvero troppo rotti o troppo usati per recuperarli.
E penso: esisterà un centro di recupero e riciclaggio fibre tessili?
Ci penso e poi me ne scordo.
Oggi però sono incappata in questo articolo qui, che parla proprio di questo tema.
Il fashion veloce sta creando una crisi ambientale.
Avete partecipato alla campagna di H&M : La moda non merita di finire nei rifiuti?
Sarebbe un'ottima trovata, no? Porti i tuoi vestiti usati di qualsiasi marca, in qualsiasi condizione. E loro ti danno un buono da spendere nei loro negozi. In teoria i vestiti così raccolti vengono riutilizzati, recuperati o addirittura usati per produrre energia.
Ma nell'articolo sopracitato un portavoce di H&M ammette che "Only 0.1 percent of all clothing collected by charities and take-back programs is recycled into new textile fiber" ... solo lo 0.1 % dell'abbigliamento raccolto dalle organizzazioni benefiche e dai programmi di restituzione è reciclato in nuove fibre tessili.
0.1% ... cioè un capo ogni mille!
Che fine fanno gli altri 999 capi?
- Vanno alle discariche e producono, decomponendosi, metano e gas che causano l'effetto serra
I capi naturali non si trasformano però in compost, perché a differenza degli scarti alimentari, le loro fibre saranno state trattate, stampate, colorate, insomma avranno passato vari processi chimici.
Quelli fatti di fibre sintetiche, dunque essenzialmente PLASTICA, ci metteranno centinaia di anni a decomporsi.
Allora, direte voi, meglio metterli nei contenitori di raccolta vestiti o darli alla Caritas o rivenderli a un negozietto di seconda mano. E mettersi a posto la coscienza, no?
NO!
Di questi capi di abbigliamento solo una minima parte finiranno a persone che davvero ne hanno bisogno o saranno effettivamente venduti per continuare il loro ciclo d'uso.
Una gran quantità di vestiario proveniente dai nostri Paesi ricchi, compattato in balle, verrà inviato in Africa, sommesa da donazioni di abiti di pessima qualità, che invadono e sovvertono le economie locali, o in India, agli inceneritori che inquinano aria ed acqua.
L'unica soluzione è smettere di comprare. Ma come, e tutti gli operai e le commesse rimarranno allora senza lavoro mi ribattono. Beh, quello è un altro problema che deve essere affrontato a parte.
Non possiamo mantenere un ciclo di consumo e distruzione se il riciclo virtuoso non esiste.
Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa catastrofe, il nostro pianeta non è usa e getta, non possiamo comprarne un altro in saldo.
Scegliete capi che durino, che vi piacciono davvero, non comprate solo perché ci sono i saldi, perché intanto costa solo un euro, perché me lo metto quando dimagrisco.
Imparate a cucire, a modificare, ad abbinare.
Date un'occhiata a pagine come BUY ME ONCE (comprami una sola volta), che si stanno espandendo internazionalmente e che garantiscono che i loro articoli dureranno una vita.
E non usate lo shopping come valvola di sfogo per frustrazioni e arrabbiature, come contentino, come ricompensa del fine settimana.
Coi soldi così risparmiati io viaggio, vado a mangiare fuori, compro prodotti alimentari di migliore qualità.
Insomma, l'economia continuerà a muoversi anche se dite no alla centesima maglietta di Zara.
(Se parlate inglese ascoltate questo)